SPIGOLE A RIACE

Le esche - Ad ogni esca il suo amo - La canna da pesca
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Brilla l'ultimo guizzo di luce sull'archetto cromato del mulinello, rimane appena il tempo di montare lo starlight sul galleggiante e filare la ns.lenza. il buio e le tenebre ci inghiottono coprendoci con un gigantesco mantello nero. Mentre gli ultimi pescherecci tornano dalla pesca, iniziamo a pasturare con piccole pallottoline di bigattini, adeguatamente sparsi in  acqua con la piccola fionda.
Tutto è pronto per il grande appuntamento. Manca solo lei, sua maestà la SPIGOLA.

Ci troviamo a 80 chilometri da Reggio Calabria e altrettanti da Catanzaro, in una zona che i marinai locali definiscono la "mamma" delle spigole: Riace.
Si, la famosa Riace, le cui acque ospitarono per centinaia di anni i Bronzi.

Mi trovo in pesca con mio cognato Mimmo e suo figlio Andrea detto "trivelas", il quale mi domanda quando abboccherà la prima spigola. "Qui le spigole non mancano, spiego al piccolo Andrea - e si prendono tutto l'anno, in specialmodo in questo mese di febbraio".Il segreto infatti, è quello di crearsi una propria zona di pesca, pasturando spesso e frequentando la zona con continuità. Le prede sono di buona taglia e capitano spesso esemplari sui 3-4 Kg., che portare a guadino con uno 0,16 o uno 0,18 risulta davvero una bella sfida. Regola generale in questa tecnica di pesca è soffermarsi alle punte dei moli o allo sbocco dei fiumi (come nel nostro caso) dove si creano le correnti di entrata ed uscita, cercando di sondare le zone di risacca, specialmente al termine di una mareggiata, con mare in scaduta ed acque torbide. Spesso le Spigole si avvicinano all'imboccatura dei porti o dei fiumi alla ricerca di cibo, attratte dall'abbondanza delle varie specie che praticano quei luoghi. I pesci sono abitudinari e sanno bene che al tramonto e all'alba i pescatori puliscono le loro reti e si spingono sino a sotto le chiglie delle imbarcazioni. Ed è lì che bisogna calare le lenze.

Ma ritornando a noi, mentre spiego al piccolo "trivelas" la tecnica, ecco che violentemente una delle canne si flette, vediamo lo starlight danzare nel buio in un ballo frenetico e inaspettato. Prendo, quindi, con decisione, ma nello stesso tempo con molta delicatezza la canna in mano ed inizio il recupero senza non poche difficoltà. Il pesce tira come un forsennato, e più di una volta ho paura per il finale (0,16). Tranquillizzo i miei amici perché comincio a sentire che il pesce, dall'altra parte, dà segni di cedimento. E così che dopo pochi minuti, mio cognato Mimmo, preso dalla smania di vedere il pesce, si avvicina alla battigia, illuminando il filo con la torcia. Ad un certo punto si vede, maestosa una livrea argentea, che brilla nel buio pesto di una fredda notte d'inverno. Si è lei, una magnifica spigola, ormai doma e stanca per la dura battaglia. Gli ultimi metri sembrano i più difficili, ma ormai la regina è sfinita e riusciamo a guadinarla senza difficoltà. Una magnifica spigola di 3 chili e 800 grammi. Il piccolo "trivelas" non crede ai suoi occhi e quasi gli sfugge una piccola lacrima per l'emozione.
Quella notte, bellissima ma fredda, di colpo si è trasformata in una magica serata culminata con la cattura più bella che un pescatore possa effettuare: sua maestà la SPIGOLA.

Le Esche
Buoni risultati si ottengono con il gambero vivo innescandolo su un amo n°1 senza piombo. Questo tipo di innesco è ottimale quando si pesca da un molo di un porto o da una banchina. Bisogna camminare molto lentamente simulando una piccola traina, e di tanto in tanto è necessario fermarsi per far scendere naturalmente a fondo il gamberetto vivo. Stabilito il contatto con il branco delle spigolette, avrete la certezza di catture multiple. Buoni risultati si ottengono con l'innesco di un cefalotto vivo (lungo da 8 a 10 cm) ed innescato con due ami, del n°2-3. L'uso del vivo, a mio avviso, è quella tecnica che vi darà sempre ed in tutte le manifestazioni di pesca, maggiori soddisfazioni. Semprecchè venga effettuato a regola d'arte. I gamberetti vivi vanno innescati per l'ultimo segmento della coda, e in alternativa si possono usare le larve di mosche cartaria che vanno passate a filo di pelle per non lederne la vitalità. Ottime anche le trance di sarda, anche se di scarsa tenuta. Con questo tipo di esca è molto facile che ad abboccare siano anche cefali, occhiate, saraghi e all'interno dei porti anche grosse anguille.

Ad ogni esca il suo amo
Se usiamo per esche il cefalotto, il latterino o l'anguillina, di solito la montatura sarà ad un solo amo, tranne quando inneschiamo pesci superiori a 13/15 cm.. In questo caso darà opportuno montare l'esca su due ami, legati in serie sullo stesso finale. L'amo trainante , generalmente più piccolo, verra fatto passare nel labbro del pesce, dal basso verso l'alto, avendo cura di non danneggiare la vitalità dell'esca. L'amo posteriore, quello pescante, va innescato sotto pelle. Personalmente uso inserire la punta dell'amo nel foro anale del pesce. Avendo cura a non "toccare" le interiora, faccio poi fuoriuscire la punta dell'amo circa 1 cm dopo il foro anale, in direzione della coda.Vi posso assicurare che la tenuta dell'amo è perfetta e il pesce non viene toccato nella sua vitalità. Gli ami dovranno essere a gambo corto e con curvatura ampia, per trovare un maggior appiglio nella bocca del predatore.
Gli ami vanno scelti con numerazione dall' 1 al 4.

Per il gambero vivo gli ami dovranno essere leggeri e sottili, meglio se a gambo medio/corto e con numerazioni dal 6 al 12. In alternativa, ma personalmente ritengo che non dà molti frutti, si può innescare il coreano, usando la stessa qualità di ami che si usano per il gamberetto vivo, innescandolo appena sotto la pelle della testa.
Per la spigola va bene anche il bigattino, innescandolo con ami leggeri a gambo medio e filo sottile con numerazione dal 12 al 20 a seconda di quante larve montiamo.
Innescando, invece, la trancia di sarda, si usano ami che vanno dal 2 sino al 4 ed oltre, sempre per avere la speranza di una cattura importante. La tenuta di quest'esca all'amo è scarsa.

La canna da pesca
Le canne più indicate sono le bolognesi dai 4 ai 7 metri ad azione rigida. Si consiglia di usare misure lunghe perché pescando dai moli o dalle banchine dei porti, dove ci sono le scogliere, o comunque alcuni ostacoli da superare, più si tiene lontana la preda e meglio è.  Io consiglio di non usare le "fisse" in quanto quando capitano pesci di taglia, con monofili di sezioni sottili e senza il mulinello, aumentano i rischi di rottura. Ciò a causa dell'assenza della frizione che ammortizza le violente fughe, soprattutto della spigola. Per la qualità del materiale è sicuramente superiore il carbonio alla vetroresina, con enormi vantaggi sulla leggerezza dell'attrezzo e sull'azione.

Massimo Rotondaro

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