Guinea Bissau
di Roberto Ferrario


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Bijagos, l'arcipelago incantato

Surf casting, traina, spinning, bolentino, pesca con il vivo, pesca agli squali, tutto in una settimana. Dove?? In Guinea Bissau naturalmente.

La Guinea Bissau è un piccolo stato africano affacciato sull'oceano Atlantico ed incastonato tra il Senegal e la Guinea Conackry; a circa 25 miglia al largo della costa vi è l'arcipelago delle Bijagos, costituito da una trentina di isole principali ed una miriade di altri piccoli isolotti che sono l'habitat ideale di numerosissimi predatori stanziali e non. Qui la profondità media si aggira intorno ai 7/8 metri con al massimo zone che raggiungono i cinquanta metri, questo imprime alle distese d'acqua quelle colorazioni tendente al verde chiaro tipica dei mari tropicali. La varietà delle tecniche e dei pesci insidiabili fanno dell'arcipelago delle Bijagos, un vero e proprio hot spot particolarmente apprezzato dagli amanti del light-tackle e della pesca allo squalo. Tarpon, enormi jack crevalle, barracuda, otholite, snapper cubera, cobia, razze violino, squali nutrice e colossali squali martello e tigre sono le prede più ricercate dagli appassionati che ogni anno si recano in questo sperduto angolo d'Africa. Ho visitato questo vero e proprio paradiso nel mese di novembre scegliendo il più rinomato ed apprezzato centro di pesca delle Bijagos: l'Acja Club.

Questo piccolo centro di pesca è gestito da appassionati pescatori francesi, il tutto coordinato dalla simpaticissima Odile e dal famoso giornalista e guida di pesca Patrick Sebile. Il Club è formato da 10 graziosi bungalow immersi nella lussureggiante vegetazione e dispone di 7 imbarcazioni di 5 e 6 metri motorizzate con fuoribordo da 40 hp. I luoghi di pesca non sono mai molto lontani dalla spiaggia del Club, peraltro molto pescosa, e in 10 o al massimo 20 minuti si può arrivare nel punto prescelto per la pesca. La stessa spiaggia del club é letteralmente invasa da numerosi branchi di piccole sardine e da muggini, di consegunza problemi per la ricerca di vivo e di esche fresche non ce ne sono. La settimana tipo è costituita da sei giornate di pesca veramente dure e faticose e per chi ne ha ancora la forza dopo 10-12 ore di pesca sotto il sole, durante la notte può dedicarsi al surf casting.

Durante la mia vacanza ho voluto provare più tecniche possibili, dal surf alla traina, dalla pesca con il vivo o il morto allo spinning pesante con popper di superficie, dalla pesca ai grossi squali con attrezzature stand up allo spinning volto alla cattura di jack crevalle con attrezzature ultraleggere. Unico rammarico non aver avuto il tempo materiale per dedicarmi alla pesca a mosca. La settimana è stata veramente entusiasmante e ha visto la cattura di numerosi squali tigre, il più grosso con un peso di 350 chilogrammi, alcuni tarpon di piccola taglia, intorno ai 8-12 chilogrammi, sia a spinning che con l'esca morta. Due belle otholite di circa sette chilogrammi hanno allietato una nottata passata pescando a surf casting iniziata decisamente male, con la perdita di due grossi barrracuda e di un fantomatico pesce che ha rotto il terminale d'acciaio da 90 libbre. La traina ha regalato sia grossi jack crevalle fino ad un massimo di 14 chilogrammi, sia numerosissimi barracuda, di peso compreso tra i 2 e i 16 chilogrammi, che si sono divertiti a maciullare i nostri Rapala. Anche lo spinning ha dato buone soddisfazioni, nessun grosso pesce, ma principalmente tanti jack crevalle di taglia media; addirittura una mattina PJ, il mio compagno di pesca per quella giornata, con un lancio è riuscito a catturare due jack di circa 3 chilogrammi di peso. Il primo pesce ha attaccato l'esca rimanendo ferrato sull'esterno della bocca e una volta giunto vicino alla riva, il secondo ha afferrato l'artificiale che penzolava rimanendovi ferrato.

Molteplicità di tecniche

Le tecniche di pesca, all'interno dell'arcipelago delle Bijagos, sono molteplici come pure i vari luoghi specifici per il pesce che si vuole insidiare. La tecnica sicuramente più praticata è la traina che si effettua, durante l'alta marea, nelle vicinanze delle foreste di mangrovie dove i piccoli muggini trovano riparo, oppure, durante le fasi di bassa marea, nei vari canaloni sabbiosi che si formano tra un'isola e un'altra dove i malcapitati muggini si ammassano senza possibilità di riparo facendo la gioia di barracuda, jack crevalle, snapper e tanti altri predatori. Tecniche altrettanto producenti sono lo spinning e la mosca che possono essere effettuate sia dalla barca all'avvistamento di piccole mangianze, oppure camminando lungo le bellissime spiagge delle varie isole dell'arcipelago. Ugualmente affascinante è la pesca con barca ancorata, con l'esca morta o con grossi muggini vivi sia sul fondo che a galleggiante, che è indirizzata a predatori di taglia come: barracuda, snapper, grossi cobia e ai sospettosi tarpon. Con queste tecniche non si punta molto al numero di pesci che si riescono a pescare ma alla qualità e alle dimensioni delle prede. Queste pesche sono effettuate al centro di piccoli canali tra le varie isole o in ben precisi canaloni sottomarini che, al cambio di marea, sono regolare punto di passaggio di grossi predatori.

Grossi tarpon con pesi superiori ai 100 chilogrammi sono stati allamati e purtroppo persi alla foci dei numerosi fiumi presenti sul continente, mentre tarpon di taglia compresa tra i 10 e i 30 chilogrammi possono essere regolarmente trovati in mare più aperto nei canali a forte corrente tra piccole e grandi isole ricoperte interamente da mangrovie. Con la tecnica del surf casting, invece, si possono catture un'infinità di pesci, dai piccoli pesci gatto di mare che al massimo raggiungono il chilogrammo di peso ai grossi snapper cubera e cobia che possono superare facilmente i 35 chilogrammi. Le prede più insidiate, tuttavia, rimangono i grossi squali nutrice e le combattive razze violino. Questi pesci possono raggiungere pesi ragguardevoli, più di 100 chilogrammi per il primo e intorno al mezzo quintale per il secondo. Le esche principe per questi pesci sono i tranci si spanish makerel o grossi muggini morti innescati su ami 8/0 o 10/0. Un altro predatore molto ricercato a causa della sua sospettosità, ma dotato di estrema combattività e resistenza è l'otholite, un pesce molto simile al boccadoro che abitualmente ama spostarsi in branchi e quindi abboccate multiple diventano quasi una costante. Questo pesce è insidiato esclusivamente con l'esca viva e con attrezzature medio-leggere in quanto al massimo può raggiungere il peso di 14 chilogrammi, ma la taglia media si aggira intorno ai 7/8 chilogrammi. La pesca ai grossi squali tigre e martello sono il pezzo forte dell' Acaja Club.

La scorsa stagione in 63 giorni di pesca a questi pesci sono stati catturati 49 tigre, 9 martello e 7 toro. Nelle prime settimane della stagione 97/98 su 17 uscite sono stati registrati 39 strikes e 21 squali tigre catturati o rilasciati dal peso variabile tra i 100 e i 350 chilogrammi. Tanto per intenderci all'Acaja Club uno squalo di 100-150 chilogrammi è considerato molto piccolo; per essere uno squalo "buono" deve essere tra i 250 e i 300 chilogrammi, sopra i 400 è invece considerato grosso. Attualmente il peso medio è intorno ai 250 chilogrammi, ma lo squalo più grosso catturato dalle barche del club e un tigre di ben 522 chilogrammi. Mi sono state narrate storie di epici combattimenti, di cui uno effettuato di notte per ben 9 ore e 15 minuti prima che il grosso squalo riuscisse a rompere il nylon da 80 libbre. Un altro combattimento, terminato sempre con la vittoria del pesce, è durato circa 6 ore, durante le quali il grosso squalo tigre ha trascinato l'imbarcazione per circa 42 miglia; una volta giunto sotto bordo è riuscito a tranciare letteralmente il terminale d'acciaio da 600 libbre. Lo squalo è stato stimato più di 6 metri di lunghezza, in quanto era lungo un bel pò più dell'imbarcazione lunga 5 metri. Essendo il record mondiale di questo pesce 807 chilogrammi e con una lunghezza di cinque metri e mezzo, questo squalo era sicuramente un esemplare di più di 1000 chilogrammi.

L'unica problematica di questa pesca è che utilizzando piccole imbarcazioni dopo la cattura di un grosso squalo, nella impossibilità di issarlo a bordo, si deve obbligatoriamente ritornare al club rimorchiando il pesce legato dietro la barca. L'unico modo per pescare più di uno squalo per giornata è quello di liberarlo una volta giunto sotto bordo tagliando il terminale d'acciaio. In queste acque ci sono talmente tanti squali che non è necessario attirarli con sacchi di brumeggio o pasturando con grossi pezzi di pesce, ma basta recarsi in determinati punti di passaggio, gettare l'ancora, piazzare le due grosse esche in prossimità del fondo e aspettare pazientemente. Due o tre strikes per giornata sono pressoché garantiti. Infatti dopo lunghe ricerche Patrick Sebile e soci hanno trovato dei lunghi canaloni sottomarini con profondità variabile tra i 30 e i 50 metri dove ad ogni cambio di marea i grossi squali transitano regolarmente. Questa pesca infatti è praticata nelle due ore precedenti e nelle due ore successive il cambio di marea. Per chiunque vorrà tentare di battere un record mondiale IGFA, l'Acaja Club dispone di una bilancia da 2000 libbre regolarmente omologata.

Le attrezzature

L'Acaja Club invita i propri clienti a portarsi tutta l'attrezzatura, le esche e la minuteria necessaria per le varie pesche. Ovviamente per chi non volesse sobbarcarsi il costo di un'intera attrezzatura nuova, il club dispone di numerose canne da surf, traina, stand up per gli squali, spinning e mosca che possono essere noleggiate giornalmente o settimanalmente per una esigua cifra. Per chi volesse utilizzare la propria attrezzatura è consigliabile portare 4 o 5 canne con relativi mulinelli. All'Acaja Club, inoltre, vi è una piccola ma rifornitissima boutique dove è possibile acquistare ami, piombi, terminali, esche artificiali della Rapala, Yo Zuri, Williamson e tutto quant'altro necessario. Gli amanti del surf casting dovranno optare per attrezzature molto resistenti: canne da 4 a 5 metri con una capacità di lancio da 80 a 150 grammi, mulinelli a tamburo fisso o rotante capaci di contenere almeno 250 metri di nylon tra il 0,40 e il 0,60. Piombi da 50 a 150 grammi, ami dal 2/0 al 10/0, terminali in acciaio da 60 a 90 libbre, girelle ed altra minuteria completeranno l'attrezzatura. Le canne utilizzate per il surf casting possono anche essere impiegate per lo spinning pesante, oppure una canna da 3-3,5 metri con una capacità di lancio da 30 a 90 grammi è una scelta ugualmente azzeccata. Popper di superficie da 7, 9, 13 centimetri della Yo Zuri o della Williamson sono tra le esche più catturanti specialmente per grossi jack e barracuda.

E' veramente entusiasmante vedere il pesce inseguire freneticamente l'artificiale e poi afferrarlo in un mare di spruzzi; pochi attimi ed il mulinello inizia a cedere lenza ad una velocità impressionate. Altre buone esche sono i Cristal Minnow della Yo Zuri, i classici Rapala CD Mag da 9 e 11 centimetri e i cucchini ondulanti argentati di pari lunghezza. Anche per lo spinning d'obbligo il cavetto d'acciaio da 60 o 90 libbre prima dell'artificiale. Per questa pesca non conviene mai scendere al di sotto dello 0,30 in quanto è molto facile agganciare pesci di peso superiore ai 10 chilogrammi. In particolare modo jack crevalle di questo peso sono vere e proprie locomotive del mare che riescono a sbobinare centinaia di metri di lenza in pochi secondi. Una attrezzatura da spinning leggero, tipo quella per i black bass di casa nostra, con un buon 0,25 e con artificiali da 5 e 7 centimetri o con piccoli jig vinilici, potrà regalarci lunghi e divertenti combattimenti con pesci normalmente poco insidiati alle Bijagos, poiché di taglia medio piccola: ladifish, bonefish, aguglie giganti, mangrove snapper, golden jack, piccoli barracuda ed altri ancora.

Per la traina 2 canne stand up da 12 e 16 libbre con relativi mulinelli nylon sono la scelta normalmente più utilizzata. Anche per questa disciplina conviene portarsi una buona scorta di artificiali; grossi Rapala, sia galleggianti che affondanti, nelle misure da 14 e 18 ma soprattutto da 22 e 26 centimetri lavorano veramente bene. In queste acque il discorso "esca grossa, pesce grosso" funziona sempre e i grossi barracuda, snapper e jack crevalle sono sempre pescati con artificiali di buone dimensioni. Il colore più catturante è l'imitazione del muggine (MU) oppure altre colorazioni chiare come il Costant Guigo (CG), il marrone-nero-panna (OS), l'argento-nero (S), il testa rossa (RH), il verde-giallo-nero (FT). Per la pesca all'ancora con il morto e con l'esca viva possono essere utilizzate le stesse canne da traina o quelle impiegate per il surf casting o lo spinning pesante. Come attrezzatura occorrono ami ben affilati dal 4/0 al 10/0, terminali in acciaio da 90 libbre, piombi da 50 a 200 grammi (la corrente di marea è veramente molto forte), galleggianti piombati da 15, 20, 30 grammi e una buna scorta di palloncini come quelli utilizzati nei nostri mari per i tonni giganti. Per la mosca canne da 9 a 10 piedi e mulinelli contenenti una coda galleggiante del 10 e 200 metri di backing da 30 libbre, finali da 20,30 e 50 libbre completano l'attrezzatura standard. Come mosche è bene portare una selezione variante da piccoli streamers montati su ami del 4 fino a grossi popper su ami del 6/0; anche per questa disciplina i colori migliori sono quelli chiari e saltuariamente anche quelli fosforescenti in particolare in rosa, verde e giallo.

Discorso molto accurato va fatto per l'attrezzatura per gli squali martello e tigre. La canna deve essere da 50 o 80 libbre, rigorosamente stand up, poiché tutti i combattimenti sono effettuati in piedi. Essa deve essere di buona qualità (Penn, Normic, G-Loomis, Shimano), ma soprattutto veramente resistente poichè ho visto, dopo la ferrata, letteralmente spezzarsi il cimino di una canna al momento della prima veloce fuga. Mulinelli tipo sono i Penn International o gli Shimano Tiagra 50 SW, 80 o 80 SW caricati con almeno 600 metri di buon nylon da 50 o 80 libbre come l'Ande Tournament, lo Stren High Impact o lo Strike Normic. A completare l'attrezzatura: terminali d'acciaio da 600 o 800 libbre di 7 o 8 metri collegati ad ami dal 12/0 al 16/0 (vivamente consigliati i VMC 9730PS ), piombi da 500 grammi e girelle moschettone da 300 libbre. Come esche vengono utilizzati barracuda o jack crevalle di peso variante tra i 5 e i 6 chigrammi innescati a regola d'arte e calati in prossimità o direttamente sul fondo. Per quanto rigurda l'innesco del pesce morto, Patrick Sebile ha studiato un apposito sistema molto semplice ma al tempo stesso efficace e funzionante che permette una migliore percentuale di ferrata. A tutti coloro che vorranno recarsi in Guinea Bissau un imbocca al lupo e buon divertimento.

Notizie Utili

Come arrivare: Voli Air Afrique, TAP (Linee Aeree Portoghesi), Air Bissau collegano regolarmente le principali capitali europee con la Guinea Bissau.

Documenti: Passaporto in corso di validità. Visto di ingresso rilasciato all'arrivo.

Vaccinazioni: Raccomandata la vaccinazione per la febbre gialla e facoltative la profilassi antimalarica.

Lingua: Dialetti locali, creolo, portoghese e saltuariamente il francese.

Differenza oraria: Due ore in meno rispetto l'Italia.

Clima: Tropicale temperato, con una temperatura media di 28°. A maggio inizia la stagione delle piogge e termina a ottobre.

Informazioni sullo squalo tigre

Per ulteriori informazioni :

Acaja Club Attn: Frédérique Dejuan
568, Chemin des Moyennes Bréguières
06600 Antibes Francia
Tel: 0033 4 93338500
Fax: 0033 4 93339152

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