Spett. componente la Commissione Consultiva Locale di La Spezia

 

Nella primavera scorsa alcuni quotidiani Liguri hanno riportato articoli in cui si riportava la cattura di circa 11 tonnellate di orate avvenuta nel porto di La Spezia. La proibizione di pescare con le reti entro i porti evidenziava che quei pescatori “occasionali” erano stati preventivamente autorizzati dalle autorità allo scopo. Ma quali le motivazioni che hanno portato ad una soluzione cosi drastica sull’eliminazione di tal numero di pesci?

I pescatori sanno che le orate, in primavera, si avvicinano alla costa per deporre le uova. Ciò avviene da tempo immemorabile e da prima che esistessero gli allevamenti di cozze. E’ noto che questi pesci si nutrono soprattutto di mitili, motivo che li spinge a riprodursi proprio in vicinanza delle coste dove trovano tale nutrimento.

Per un caso eccezionale, l’anno scorso le orate sono comparse in tal numero e con tale voracità da arrecare danni agli allevamenti di mitili della zona. Al giusto risentimento degli allevatori a fatto eco la Regione Liguria che, per contro, ha sollecitato la Capitaneria di Porto di La Spezia a radunare la Commissione Locale affinché analizzasse il fenomeno e decidesse eventuali misure da prendere.

La commissione decise di autorizzare la cattura sistematica dei pesci all’interno del porto a chi ne faceva preventivamente richiesta alle autorità, senza porre alcuna restrizione alla quantità. Il risultato “ufficiale” della campagna di pesca, autorizzata dal 12-6-01 al 17-9-01, ha portato alla cattura di:

1,702 tonn. di pesce, da parte di pescatori controllati dalla Capitaneria di Porto.

3,155 tonn. con reti a circuizione da parte di pescatori autorizzati, senza però controllo di alcuno.

0,644 tonn. con reti di posta da parte di pescatori autorizzati, senza controllo da parte di alcuno.

Questi i dati ufficiali, riportatomi dal Capo della Sezione Pesca della Capitaneria di Porto di La Spezia sig. Giuseppe Cantoni.

 

E’ un dato di fatto che in questi ultimi anni si è evidenziato un continuo aumento del depauperamento ittico nei nostri mari. Carenza, di cui fanno le spese soprattutto i pescatori di professione, che in numero sempre maggiore debbono abbandonare l’attività per scarsa produttività. Alcuni poi, per sopravvivere, agevolati dall’impossibilità di efficaci controlli da parte delle autorità, sono costretti a pescare con mezzi poco leciti e in luoghi dove non sarebbe consentito, impoverendo in tal modo sempre più le già scarse risorse ittiche.

Non contenti della demenziale politica seguita negli ultimi 30 anni dall’Associazione Pesca Italiana che ha permesso ogni tipo di pesca senza vagliare i danni che alcune di queste potevano arrecare, si cerca ora di legalizzare le catture del pesce anche in quei pochi spazi rimasti in cui i pesci rimasti possono trovar riparo e riprodursi. Evidentemente non ci si rende minimamente conto dei danni immani arrecati alla fauna seguendo il principio di arraffare oggi il più possibile senza curarsi del domani. Catturare i pesci venuti a deporre le uova significa minare alla base il ciclo riproduttivo e condannare al depauperamento tutto il sistema. Ci domandiamo che grado di civiltà si è raggiunto quando si autorizza un atto cosi palesemente lesivo nei confronti dell’elementare buon senso. Un comportamento altamente dannoso soprattutto nei confronti dei pescatori della Regione Liguria, poiché le orate catturate si sarebbero distribuite poi lungo tutte le coste. Con tale lungimiranza di intenti tra pochi anni per pescare un pesce si dovrà andare all’acquario.

Precisiamo che gli allevatori di cozze lamentando i danni subiti dimenticando che è loro carico proteggere il proprio investimento con delle reti. Affermare che le orate riescono a superare tali sbarramenti è talmente ridicolo da non essere nemmeno commentato, è solo una scusa tesa a motivare un intervento che non sarebbe giustificabile in altro modo.

La richiesta dell’eliminazione delle orate sembra essere partita dalla Regione Liguria, ma, anche se la decisione ufficiale non è stata presa dalla Regione stessa, non dovrebbe essere lei a controllare che le decisioni locali non siano lesive per l’interesse degli altri operatori regionali del settore?

Il permesso dato ai pescatori di catturare i pesci entro il porto di La Spezia era incondizionato. Le cifre ufficiali del pescato dichiarate sono riportate dai pescatori, senza però alcun controllo da parte delle autorità. La cifra di 11 tonn. riportata dai giornali dello scorso anno è ovviamente un dato approssimativo, ma, da come vanno di solito le cose da noi, probabilmente questa è stimata in difetto. Testimoni riferiscono che la pesca avveniva spesso a notte inoltrata, senza che si verificasse se i pescatori erano effettivamente quelli autorizzati o se ad essi si univano pescatori non professionisti. Ciò lascia comunque spazio ad interrogativi inquietanti: quanto è stato effettivamente pescato e quanto invece imboscato o non dichiarato? Immaginando di essere proprietari di una riserva di mare in cui si consenta a terzi di pescare: chi non si preoccuperebbe di sapere quanto viene pescato? Chi non si preoccuperebbe di preservare tale ricchezza avendo cura di non intaccare la base su cui si fonda?

 

Conclusione:

Siamo a conoscenza che la delibera emessa nel 2001 sta per essere ripresentata di nuovo alla Commissione Locale di La Spezia, per cui denunciamo all’opinione pubblica l’assenza di sensibilità che tale Commissione mostra nei confronti dei beni pubblici in generale, e degli interessi dei pescatori di tutta la zona Ligure in particolare. Favorendo alcuni pescatori locali, in realtà si danneggiano tutti gli altri operatori del settore.

Chiediamo al Presidente della Commissione di non ratificare la eventuale delibera tesa a legalizzare un atto che deve rimanere un evento eccezionale dovuto ad un errore di valutazione commesso dalla Commissione dello scorso anno. Un atto di per sé illegittimo in quanto lede l’interesse locale e regionale dell’intera comunità. Chiediamo inoltre alla Regione Liguria di esprimere il suo giudizio ufficiale su tale iniziativa e sulle responsabilità che ne derivano agli operatori del settore.

I componenti presenti nel 2001 alla decisione furono: Capo del Compartimento Marittimo di La Spezia, Capo Sezione Pesca, Ispett. Funzioni Agricole di La Spezia, Regione Liguria dipart. Tutela Ambiente, Lega Pesca, Federcoopesca, Arci Pesca, Provveditorato agli studi di La Spezia, Camera Commercio Industria Artigianato, CISL, UIL, CGIL, Federpesca, FIPS, Azienda USL, Confcommercio.  Si può notare che alcuni di questi rappresentanti di categoria rappresentano dei veri esperti di pesca, come è possibile che abbiano appoggiato tale assurda richiesta? Davvero un bel modo di salvaguardare gli interessi dei pescatori che essi rappresentano.

La presente viene inviata a tutti i rappresentanti la Commissione, nella speranza prendano coscienza che il problema non coinvolge solo alcuni pescatori e allevatori di La Spezia, ma ogni pescatore, sia professionista che dilettante, dell’intera Liguria oltre al rispetto dovuto all’ambiente che è patrimonio di tutti.

A seguito della decisione che la Commissione prenderà, mi riservo di denunciare all’opinione pubblica, tramite le istituzioni che si battono per il rispetto del bene comune, eventuali decisioni contrarie a quanto riportato.

Distinti ossequi.

                                          

15/3/02                                                          Roberto Sarzi Maddidini

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